Nello scorso articolo, partendo dalla situazione di vita di M., abbiamo visto quali sono alcuni stili di pensiero che alimentano la ruminazione e ci bloccano dentro un “inutile” preoccuparsi (vedi l’articolo “Ansia: come i nostri pensieri ci bloccano in un continuo rimuginare”).
In questo articolo parlerò invece della “sana” preoccupazione: come si può uscire dal labirinto del rimuginìo. Quali sono i modi per affrontare i nostri dubbi senza farci incastrare in un circolo vizioso senza fine?
Vediamo alcuni esempi di “stili di pensiero” che ci possono aiutare.
1. All’interno di una situazione problematica distinguere gli aspetti che si possono controllare da quelli incontrollabili
Ad esempio nell’organizzazione di un viaggio ci sono degli aspetti sui quali posso esercitare un controllo e un’azione efficace. Pensare a organizzare i bagagli, a fare rifornimento, prevedere il percorso e prenotare una stanza per i pernottamenti sono tutti aspetti sui quali posso influire.
Arrovellarmi sull’ipotesi che possa subire un attentato terroristico mentre sono in viaggio, invece, mi espone ad un falso problema, e cioè ad un aspetto sul quale non ho il controllo, e pertanto sono inevitabilmente frustrato dall’impossibilità di trovare una soluzione.
2. Stabilire un problema da affrontare subito
Il fattore tempo è centrale nell’evitare la trappola della ruminazione. A volte possiamo sentirci sovraccarichi, travolti a un carico enorme di impegni da affrontare.
Ad esempio possiamo trovarci a pensare a tutte le faccende domestiche che ci aspettano, ed essere colti da un senso di urgenza, di sovraccarico o di soffocamento che ci può bloccare nell’idea che le cose da fare siano troppe.
In questi casi è utile adottare la soluzione del “piano di lavoro”: c’è qualcosa che si può affrontare subito o in giornata? C’è un’attività nella quale posso attivarmi immediatamente (o in poco tempo)?
Iniziare da una attività ci permette di “partire” immediatamente, senza lasciarci bloccare dal senso di impotenza.
È utile anche fare una lista di cose da fare, e affrontarle una alla volta, senza la fretta di concludere la lista rapidamente: l’importante è iniziare.
3. Concentrarsi su un evento
Come dicevo nell’articolo precedente, un’abitudine di pensiero disfunzionale è quella di fissarsi sulla preoccupazione su una “catena di eventi” sempre peggiori che ci porterà inevitabilmente alla rovina.
Nella maggior parte dei casi la probabilità che si verifichi una concatenazione di eventi di questo tipo è bassissima. Ma, a parte ciò, per uscire da questo meccanismo mentale è utile concentrarsi su un singolo evento.
“C’è un elemento che posso affrontare e che richiede una soluzione immediata?”. “Quale è il problema da affrontare immediatamente?”.
Questi interrogativi sono lo strumento che ci permette di affrontare un elemento problematico e ci libera dalla morsa del pensare alle “reazioni a catena”, che è una delle basi dell’arrovellarsi.
4. Accettare soluzioni imperfette
Questo ha a che vedere con il nostro rapporto con il rischio. Pensare che possiamo affrontare una situazione problematica solo se non corriamo rischi significa non iniziare mai, visto che non esistono imprese che non ci espongano a qualche tipo di errore o imperfezione. Cercare di evitare il rimpianto di aver fatto scelte sbagliate ci inchioda nella situazione di non fare scelte.
“Accettare soluzioni imperfette” significa scegliere di agire in attività che hanno un’alta probabilità di successo. Tutte le opzioni presentano qualche risvolto negativo, in ogni scelta c’è un possibile prezzo da pagare. Se riusciamo ad accettare ciò come un dato di fatto, siamo pronti per iniziare a fare una scelta. Altrimenti resteremo sempre bloccati dal pensiero della ricerca della perfezione.