Nell’articolo precedente ho cominciato a parlare di quando ci sentiamo bloccati nella vita.
L’ACT prende in considerazione sei processi della nostra mente che contribuiscono a potenziare i nostri blocchi.
Ho già introdotto in precedenza i primi tre processi, andiamo a vedere quali sono i restanti.
L’attaccamento al sé concettualizzato
Marco ha così tante volte evitato di correre rischi potenziali che ha cominciato a pensare che “è” una persona incapace, senza talenti e senza coraggio.
Le scelte che facciamo nella vita possono portarci a ripetere più e più volte delle esperienze fallimentari.
Se vivo nell’evitamento, fuso con le mie preoccupazioni, la mia vita si restringe, nutro sempre più l’idea che “sono fatto” in un certo modo e comincio a etichettarmi.
“Sono incapace”, “Sono un pauroso”, “Sono introverso”.
Queste etichette cominciano a influenzare le mie scelte innescando un circolo vizioso: più penso di essere incapace, più eviterò di mettermi alla prova, rinforzando così l’idea che sono incapace.
Le storie che ci raccontiamo su noi stessi diventano più stabili nel tempo: il sé concettualizzato, cioè fissato in una definizione, crea stabilità nel comportamento, nel bene e nel male.
Il sé concettualizzato diventa ristretto e simile a una gabbia: scelte rigide di comportamenti sono il risultato inevitabile.
Mancanza di chiarezza sui valori personali
I valori sono ciò che rende la vita degna di essere vissuta, ciò che dà senso alla nostra esistenza: sono come una bussola che utilizziamo per guidare la nostra vita.
Nel momento in cui il nostro comportamento è bloccato nell’evitamento (“Non lo faccio perché ho paura”), avremo sempre grandi difficoltà a contattare ciò che conta veramente nella nostra vita.
Saremo sempre attenti ad andare via da ciò che è rischioso (il fallimento, la delusione, la perdita), non riuscendo così ad andare verso ciò che nutre la nostra vita.
Inazione e impulsività
Assieme a fusione, evitamento, attenzione inflessibile, attaccamento al sé concettualizzato e alla mancanza di chiarezza sui valori personali, c’è l’incapacità di agire secondo i propri valori.
Agire impulsivamente o in maniera rigida, o l’incapacità stessa di agire, prendono il posto dell’impegno carico di significato.
In certi momenti perdiamo il contatto con ciò che vogliamo nella nostra vita.
In questi periodi usiamo le nostre energie per difenderci dall’ansia o per cercare di riemergere dalla depressione o per difendere la nostra immagine.
Perdiamo la connessione con obiettivi e valori che potrebbero dare più senso alla nostra esistenza.
È un po’ come avere un’ascia e usare tutte le nostre energie per affilarla, senza usarla. Senza utilizzarla per tagliare alberi e costruire la casa che desideriamo.
Questo logora: le persone si disconnettono dai loro valori, cominciano a non mantenere più gli impegni, a non essere più in contatto con lavoro, relazioni importanti, svago o abitudini sane.
Per di più continuano a perdere vitalità.
Se ci pensiamo bene, la qualità “energetica” delle nostre azioni dipende da quanto siamo connessi con ciò che vale per noi.
Se facciamo delle scelte per fare un favore a qualcuno, o “perché si deve fare”, saremo poco vitali. Quando agiamo connessi con i nostri valori siamo “dentro” alla nostra vita, energeticamente vitali, carichi di senso.