La mente degli adolescenti

L’adolescenza è una fase della vita molto speciale, soggetta a trasformazioni in rapida successione, a livello somatico, ormonale e cerebrale, con dimensioni mai avvenute nelle fasi precedenti.

In un suo recente libro lo psichiatra Daniel J. Siegel definisce alcuni luoghi comuni e falsi miti riguardanti l’adolescenza, che possono essere fuorvianti o troppo superficiali per cogliere la reale complessità di questa fase.

Un primo mito riguarda la visione dell’adolescenza come fase in cui gli ormoni impazziti fanno andare “fuori di testa” i ragazzi. In realtà sappiamo che oltre al contributo importante dello sviluppo degli ormoni, molto influenti sono le trasformazioni rapide che avvengono a livello cerebrale, a livello di quelle sostanze che regolano la comunicazione e l’integrazione fra le diverse parti del cervello, chiamati neurotrasmettitori.

Un secondo mito vede l’adolescenza come una fase di immaturità, come un periodo difficile da sopportare, nel quale bisogna resistere sperando che passi il più rapidamente possibile e con il minor numero di cicatrici possibile. Considerare l’adolescenza in questo modo è piuttosto riduttivo: in realtà in questa fase sono presenti le potenzialità di sviluppo di un ragazzo, è il periodo in cui possono fiorire tali caratteristiche latenti. Il lavoro dell’adolescente è quello di porre le basi per il futuro sviluppo di competenze, abilità e tratti del carattere che daranno il senso dell’esistenza in età adulta.

Un terzo mito riguarda la visione dell’adolescenza come di un passaggio che parte dalla dipendenza dagli adulti per arrivare ad una totale indipendenza. È vero che durante questa fase avviene un progressivo allontanamento dai genitori, le cosiddette figure di attaccamento, e un progressivo aumento di importanza per il gruppo di pari. Ciò non vuol dire approdare ad un totale isolamento dal mondo degli adulti, nel quale l’adolescente impara a fare da sé. Al contrario ciò che il ragazzo impara è la cosiddetta interdipendenza, cioè la capacità di ricevere aiuto e anche di dare aiuto, ovvero la dipendenza reciproca.

È vero che l’adolescenza come fase della vita presenta alcune caratteristiche uniche; dopo una fase in cui, nell’infanzia, l’individuo era impegnato a incamerare informazioni come una spugna, durante l’adolescenza il soggetto comincia a specializzarsi in tratti, abilità e competenze che andranno a formare il futuro adulto. Questo avviene attraverso un percorso di vita che generalmente presenta alcune tipiche caratteristiche. Vediamole.

La prima caratteristica riguarda la ricerca di novità. Essa è alimentata soprattutto dalla ricerca di gratificazione, dovuta anche allo sviluppo cerebrale. L’adolescente è spinto a sperimentare esperienze nuove e e vivere la vita con coinvolgimento e intensità. Ciò ha come conseguenza negativa la tendenza a correre rischi maggiori e a ricercare emozioni più intense. La ricerca della gratificazione porta anche una maggiore impulsività, a tradurre in azioni dei desideri senza pensare prima alle conseguenze delle proprie azioni. Ciononostante tale ricerca di novità, se guidata, protetta e affinata dalle figure di riferimento porta a curiosità per la vita, sperimentazione e spirito d’avventura.

La seconda caratteristica riguarda il coinvolgimento sociale. In questa fase l’individuo intensifica i rapporti sociali con i coetanei. Ciò permette di costruire nuove relazioni di sostegno, a patto che non si produca un isolamento dal mondo degli adulti e dal loro modo di ragionare, che può portare alla presenza di comportamenti più a rischio.

Una terza caratteristica riguarda la maggiore intensità delle emozioni. Anche questo aspetto presenta caratteristiche contraddittorie. Da un lato può portare a sbalzi di umore, reattività e impulsività. Dall’altro lato tale intensità è la fonte di carica vitale, entusiasmo e gusto per la vita.

Infine parlerei di una quarta caratteristica: l’esplorazione creativa. A partire dall’adolescenza l’individuo conquista la capacità del pensiero astratto e del pensiero concettuale, molto diverso dal pensiero concreto dell’infanzia. Per la prima volta il soggetto comincia a ragionare su principi astratti, su valori ideali, sulla propria visione di sé e del modo che lo circonda. Comincia a porsi grandi domande esistenziali. La capacità di essere creativi può portare così ad essere più vulnerabili, a vere e proprie crisi d’identità, di disorientamento e mancanza di scopi di vita. D’altro canto tale creatività è la fonte del cosiddetto pensiero laterale, cioè la capacità di molti giovani di trovare una visione originale e soluzioni nuove, di uscire dall’ordinario e dal senso di routine, caratteristiche molto utili anche per gli adulti!

Ad aggiungersi a questi aspetti caratteristici dell’individuo adolescente nell’attuale epoca sono molto rilevanti alcuni aspetti culturali, che vanno ad amplificare tali caratteristiche.

  • L’assenza di riti di passaggio, che un tempo erano presentii nelle società tradizionali. Si trattava di rituali codificati che prevedevano la sfida dell’adolescente in una situazione di rischio controllato (ad esempio prove di coraggio nella caccia). Per le ragazze si trattava di rituali che permettevano di prendere coscienza della propria fertilità, di poter procreare e di crescere dei figli. Per entrambi i generi, i rituali erano uno spartiacque, permettevano al soggetto di fare l’ingresso nel mondo adulto.

L’assenza di rituali codificati dalla società porta gli adolescenti a seguire l’attrazione per il  rischio ed il pericolo fine a se stessa, senza che questo porti ud un riconoscimento di      avvenuta maturità.

  • Un altro aspetto importante riguarda il fatto che si è allungato il periodo compreso tra la pubertà e l’uscita dal nucleo familiare d’origine, con uno spostamento in avanti del momento in cui il soggetto assume responsabilità adulte, anche se è presente la capacità riproduttiva.
  • Infine la presenza della tecnologia ha aumentato l’isolamento dei ragazzi; la comunicazione avviene attraverso i dispositivi digitali, più che attraverso l’incontro. Questo comporta una condizione spesso di isolamento anche dai propri coetanei, in un momento in cui si prendono le distanze dal nucleo familiare e dal mondo degli adulti.

Questi fattori culturali rendono più complesso il quadro delle relazioni con gli adolescenti, perché aumentano la durata del periodo dell’adolescenza e la fumosità di questo periodo, per cui non è possibile stabilire nettamente e con sicurezza quando si esce da questa fase, almeno a livello culturale.

Riferimenti bibliografici:
Daniel J. Siegel – La mente adolescente, Raffaello Cortina Editore, 2014.

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