Viviamo costantemente immersi in una serie di idee sulla coppia e sulle relazioni sentimentali.
A partire dalle fiabe che ci raccontavano da bambini, proseguendo attraverso i film o i romanzi o guardando programmi televisivi, persino ascoltando canzoni, ci “nutriamo” di pregiudizi sull’amore che possono portarci a grandi delusioni quando ci scontriamo con la realtà.
I miti sulla coppia ci dicono che le relazioni sentimentali “dovrebbero” essere in un certo modo e ci condizionano: presto o tardi ci accorgiamo che la realtà è molto più complessa della storia che ci hanno raccontato, e che tale storia è una forma di illusione.
Ecco alcuni miti illusori che ci traviano e, inevitabilmente, ci espongono a grandi delusioni.
“Il mio partner mi completa”.
Molti film e canzoni ci trasmettono l’idea che il nostro partner vada a colmare delle nostre lacune.
Questa è un’idea pericolosa. Se la seguiamo pensiamo di essere incompleti senza il nostro partner. Se lui manca, ci manca un pezzo.
Questo ci porta a comportarci in modo bisognoso e dipendente. Se c’è il rischio di perdere l’altro, entriamo in ansia e agiamo anche contro i nostri bisogni, pur di tenercelo stretto. Scatta la paura di rimanere soli: rimarremmo, appunto, incompleti.
Questa è un’idea pericolosa, perché ci costringe a passare sopra a disaccordi, a non entrare in conflitto pur di non perdere l’altro. E va contro ad una verità essenziale: che noi siamo esseri interi e completi anche se non siamo in coppia.
“È vero amore se si fa tutto assieme”.
Questo è il mito della contemporaneità.
Per essere una vera coppia, bisogna che si faccia tutto assieme e, in più, che si abbiano le stesse esperienze assieme, altrimenti non è un’esperienza di vero amore. Anche l’orgasmo bisogna averlo contemporaneamente.
Questo mito ci mette di fronte alla frustrazione della diversità dell’altro.
Il mio partner vuole degli spazi di autonomia? Allora non mi ama.
Il mio partner non vuole condividere tutto? Non prova le mie stesse emozioni? Allora non è vero amore.
Questo mito è rischioso, perché annulla la diversità dell’altro.
Proprio perché l’altro è diverso da me, per forza non ci sarà totale sovrapposizione tra le mie e le sue esperienze.
Questo mito ci parla di simbiosi, che è l’annullamento della coppia e della diversità, che nasconde la paura del contrasto, del disaccordo, della discussione.
Il punto non è annullare la differenza con il partner, ma riuscire a gestire il divario e il conflitto.
“Il partner perfetto”.
Questo mito ci dice che troveremo il vero amore quando il sentimento di innamoramento non passerà mai.
Nella realtà noi tutti abbiamo avuto l’esperienza che, dopo un primo periodo di “luna di miele”, quella intensità di sentimento, che è propria della fase di innamoramento, tende a calare. Man mano subentra la routine e le emozioni diventano più “scolorite”.
Gianfranco Cecchin, uno dei miei maestri, era solito dire che nella vita della coppia generalmente ci sono tre fasi.
La prima è la fase dell’innamoramento, che è una fase un po’ “psicotica”, nel senso che io non vedo l’altro per quello che realmente è, nego gli aspetti negativi e colgo solo quelli positivi, in poche parole lo idealizzo.
La seconda fase è quella in cui vedo l’altro con le sue caratteristiche, anche quelle negative, e voglio cambiarlo. Questa è una fase generalmente dolorosa e ricca di conflitti. Non mi capacito che l’altro sia così diverso da come sembrava all’inizio, e mi impegno a cambiarlo. E così fa l’altro con me.
La terza fase, alla quale non tutte le coppie arrivano, ed è l’obiettivo della terapia di coppia, è quella in cui vedo finalmente l’altro per quello che è, nel bene e nel male, e decido di conviverci e di accogliere anche aspetti “non ideali”, senza pensare di volerli cambiare per forza.
Quando passa la fase di innamoramento, non significa che “quello non è era amore, che sarebbe eterno”; significa che stiamo entrando in un nuovo periodo della storia di coppia, che si ripete in tutte le storie di coppia.
Il punto è che, man mano che la relazione si sviluppa, riconosceremo nuovi sentimenti d’amore, magari non così intensi come nella fusione dell’innamoramento, ma molto più soddisfacenti e duraturi.
“L’amore dovrebbe portare alla semplicità”
Ci si può lasciare andare all’idea che se c’è amore, allora è tutto più facile.
Se ho quest’idea, nel momento in cui c’è qualche intoppo nella mia relazione di coppia, allora posso cominciare a pensare che “non è vero amore”.
Però, seguendo questo pensiero, dimenticherò che una relazione di intimità con un altro essere vivente ci mette a contatto con diversità di modi di pensare, di abitudini, stili comunicativi, capacità di espressione, aspettative sui soldi, lavori di casa, sesso, amici, parenti, ecc. ecc….
Tutto ciò non è per nulla semplice.
La sostanza è che dove c’è una relazione autenticamente intima, e non superficiale, allora c’è diversità. Ciò implica capacità di confronto, di negoziazione e di comunicazione.
Come dicevo a proposito delle tre fasi della coppia descritte da Gianfranco Cecchin, i partner, prima o poi, si trovano di fronte all’accettazione o meno di aspetti “scomodi” dell’altro.
Il punto è andare oltre alla rabbia che può venire fuori in tale scontro, andare oltre alle delusione che ci può arrivare dal pensare che “se c’è amore, allora è tutto facile”, un’illusione che non ha nulla a che vedere con il vero amore.