Di cosa si tratta?
All’interno della relazione di coppia presto o tardi ci troviamo a dover affrontare la questione della diversità dell’altro. Differenti opinioni, differente carattere, differente stile di vita o progettualità.
Spesso riusciamo ad integrare tali diversità all’interno di un percorso di vita condiviso.
Capita a volte, però, che la diversità dell’altro ci provochi reazioni emotive profonde. Può succedere che, in riposta a piccoli eventi, esplodiamo apparentemente in modo esagerato o eccessivamente esasperato agli occhi dell’altro.
Ciò succede a causa di quelle che Andrew Christensen definisce “sensibilità emozionali”. Nel suo libro “Differenze conciliabili” (Casa Editrice Ambrosiana, 2015) egli considera che tutti noi abbiamo delle zone interne sensibili, dei temi di fondo che ci siamo costruiti all’interno del rapporto con le nostre figure di riferimento, che ci rendono emotivamente reattivi in situazioni relazionali frustranti.
Egli ritiene che le nostre reazioni emotive esplosive siano da considerare come “allergie psicologiche”. Eventi scatenanti potenzialmente innocui per una persona, vanno a provocare una reazione estrema in un’altra, proprio perché viene toccato un suo tema interno sensibile. Per di più i tentativi di difendersi e proteggersi da tali eventi possono potenziare le nostre difficoltà, o minare le nostre relazioni.
Nel corso della nostra vita siamo stati esposti a relazioni che ci hanno ferito e ci hanno reso sensibili a determinati rischi, portandoci ad essere più guardinghi e a difenderci da tali rischi. Così un evento apparentemente innocuo va a stimolare un nostro punto sensibile, una nostra vulnerabilità, penetrando la nostra armatura ed esponendo la “parte morbida” che volevamo nascondere.
Nelle nuove relazioni di coppia portiamo temi sensibili che sono nati all’interno di rapporti significativi del passato; così, eventi attuali vanno a sollecitare aree sensibili che hanno spesso a che fare con nostri temi antichi, più che con il rapporto attuale.
Questi punti sensibili riguardano temi quali la sicurezza, la libertà, l’ammirazione, l’approvazione e il controllo.
Vediamo alcuni esempi descritti da Andrew Christensen.
La fiducia
Nelle relazioni precoci con le figure di riferimento il bambino sperimenta la possibilità di sviluppare un attaccamento sicuro nel quale sente che “i grandi” rispondono alle sue richieste affettive e gestiscono con empatia le separazioni. Per altri bambini ciò non avviene, e accade che nel corso delle relazioni successive vivano delle esperienze nelle quali l’altro non riesce a rispondere in modo sensibile alle sue sofferenze. Prima da bambino, poi da adulto, imparerà che l’altro non è degno di fiducia e che non ci sarà nessuno ad aiutarlo.
Un bambino che non ha avuto la possibilità di sviluppare un attaccamento sicuro con le figure di riferimento, spesso poi da adulto tende a circondarsi di persone poco coerenti: le esperienze precoci spesso hanno un valore predittivo per i rapporto adulti.
Tali individui sviluppano una sensibilità per i temi di abbandono e rifiuto. Le separazioni sono difficili, sono minacciose, fanno pensare che l’altro non tornerà più. I riavvicinamenti provocano rabbia, perché l’altro si è allontanato. Tali persone leggono il desiderio del partner di avere del tempo per sé come un abbandono e tendono a interpretare comportamenti spesso innocui come un interesse del partner verso potenziali rivali, o come un segno di un prossimo tradimento.
La libertà
Alcune persone vivono certi eventi in coppia con irritazione o rabbia, considerandoli una sopraffazione e un soffocamento. Si sentono in trappola e costretti.
Da bambini spesso hanno avuto genitori che mostravano affetto, ma per rispondere ad un bisogno dei genitori stessi. Davano baci o abbracci indipendentemente dal desideri dei figli. Se questi ultimi protestavano, ricevevano il messaggio che erano degli ingrati.
È chiaro che in queste relazioni precoci mancava un ingrediente fondamentale: la reciprocità. Ciò che contava era il bisogno dei grandi, e l’affetto veniva dato in base ad esso.
Tendenzialmente questi bambini quando crescono trovano partner che invadono i loro spazi, che richiedono il loro amore e li fanno sentire in colpa quando non rispondono alle loro richieste affettive.
In un’espressione sintetica essi si sentono in trappola, o dominati dalla sensazione di dover rinunciar a grandi parti di sé per stare dentro alla relazione di coppia.
L’ammirazione
Per alcune persone è fondamentale essere ammirati e riconosciuti nei loro successi. Spesso sono cresciuti in famiglie nelle quali non hanno ricevuto molte attenzioni o riconoscimenti, o, peggio, hanno vissuto reazioni di irritazione a fronte del loro bisogno di riconoscimento.
È come se non fossero mai stati speciali per nessuno.
Spesso hanno avuto dei rivali, i fratelli, che hanno ricevuto maggiori riconoscimenti e attenzioni, cosa che essi hanno sempre vissuto come un’ingiustizia.
Da adulto questa sensibilità al riconoscimento si manifesta in svariati modi: l’individuo è particolarmente suscettibile agli sgarbi personali, convinto com’è di non essere mai stato importante. Altre volte possono entrare in competizione con il partner, se pare attirare l’attenzione degli altri per i suoi successi.
Si può dire che per queste persone l’ammirazione è il segno più evidente dell’amore, e su questo tema si giocano i conflitti più evidenti quando esse sentono di non essere abbastanza riconosciute per le loro conquiste.
L’approvazione
Alcuni individui, da bambini nelle loro famiglie d’origine, non hanno avuto modo di poter contare su un messaggio fondamentale per qualsiasi persona: il messaggio che “andavano bee” così com’erano.
Uno dei bisogni fondamentali dell’uomo è l’approvazione, la sensazione che quello che si sta facendo o dicendo è la cosa giusta. Se da bambini non si ha avuto la possibilità di interiorizzare e consolidare tale messaggio, da adulti tale carenza riemergerà nella vita di coppia.
Le persone che hanno una sensibilità sul tema dell’approvazione ricercheranno il messaggio che ciò che dicono e fanno va bene. Spesso cadono nel fraintendimento che le porta a leggere un disaccordo come una mancanza di approvazione.
Altrettanto frequentemente queste persone sono ipersensibili alle critiche, che leggono come un messaggio di disapprovazione, come se venisse detto loro che “non vanno bene” come persone nella loro totalità, mentre a volte la critica riguarda un singolo comportamento.
Il controllo
Il tema del controllo è spesso presente nei conflitti di coppia. Ci sono partner che faticano a gestire la sensazione che l’altro si voglia imporre, che voglia allargare la sua “fetta” di potere. Si sentono invase nel loro territorio.
Spesso i loro genitori hanno avuto loro stessi difficoltà nella gestione del potere durante il processo educativo. Possono essere stati ipercontrollanti, generando nel figlio rabbia e frustrazione. Oppure sono stati iperpermissivi, dando al figlio la sensazione di essere onnipotenti, e quindi portandolo ad essere eccessivamente indipendente e deresponsabilizzato.
Da adulti questi bambini temono il controllo dell’altro, voglio tenere la “barra del timone” della relazione, e non desiderano apparire deboli nei confronti del partner. Il loro incubo è la perdita del comando.
Questi sono alcuni temi sensibili interni all’individuo citati da Andrew Christensen.
Ovviamente persone diverse hanno vulnerabilità diverse nelle coppie: questo imporrebbe alle persone la sensibilità di comprendere che l’altro ha zone fragili differenti dalle proprie. Prestare attenzione alle vulnerabilità dell’altro lo fa sentire accolto, e lo rende più aperto e disponibile nei nostri confronti.
L’alternativa è la miopia alle fragilità dell’altro, quello che accade in molte coppie in crisi, ciò che Andrew Christensen esemplifica dicendo: “E’ un po’ come se una persona con una caviglia sana dicesse a qualcuno con una distorsione alla caviglia: “Guarda io non zoppico. Non capisco perché tu lo faccia”.”
Questo è ciò che capita nei casi di miopia relazionale, quando non viene colta la vulnerabilità emotiva del partner.
La psicoterapia di coppia è utile a sensibilizzare entrambi i partner ai punti fragili dell’altro, e a uscire da una visione giudicante, nella quale si valutano i comportamenti dell’altro come inaccettabili o ingiusti, per giungere ad una visione del “rapporto di coppia” problematico, nel quale entrambi i partner alimentano attivamente delle dinamiche disfunzionali che generano circoli viziosi conflittuali.