A volte si può correre il rischio di ridurre il lavoro psicologico su di sé al raggiungimento di certi obiettivi e alla valutazione di quanto ci stiamo avvicinando ad essi.
Questa visione è parziale: giustamente è importante avere chiaro qual è il bisogno personale per cui ci si rivolge a uno psicologo, e chiarirsi con lui su quali sono gli obiettivi di vita che si vogliono raggiungere (una migliore gestione dei conflitti con la compagna, riuscire a gestire lo stress senza cadere nel panico, fare chiarezza in un momento di confusione…).
Più profondamente però il lavoro psicoterapeutico è un lavoro sui valori personali.
Cos’è che guida le mie azioni? In cosa credo fermamente? Quali sono le qualità che vorrei incarnare? Cos’è che mi fa scegliere di comportarmi in un certo modo anziché in un altro?
I valori sono la nostra bussola, ciò che orienta le nostre scelte e determina il modo in cui desideriamo comportarci in modo costante.
Quando perdiamo la connessione con i nostri valori, allora cominciamo a comportarci in modo confuso e contraddittorio.
Può accadere perché, ad esempio, all’interno di una relazione di coppia, “perdiamo noi stessi” e, nelle scelte che facciamo, sentiamo di non essere pienamente autentici.
Oppure, per rispondere a una richiesta implicita di un nostro familiare, può capitare che perdiamo di vista i nostri valori e cominciamo a essere ambivalenti e confusi nelle nostre scelte.
Per questo è importante un lavoro di chiarimento dei nostri valori, perché questo ci permette di fare scelte autentiche e colme di significato personale. Di essere centrati con noi stessi.
Che cosa sono i valori? Che caratteristiche hanno? Vediamolo più in dettaglio.
1. I valori non sono gli obiettivi
I valori sono delle caratteristiche personali che voglio coltivare, più che delle conquiste cui devo giungere.
Posso decidere di essere gentile, e questo è un valore. Lo sposarsi è un obiettivo.
Posso decidere di essere efficiente e affidabile. Trovare un lavoro è un obiettivo.
Per chiarirsi, il valore è come una bussola nel corso di un viaggio: partendo, io posso decidere di viaggiare ad esempio verso ovest. Nel viaggio posso avere incontri preziosi, osservare paesaggi meravigliosi, ma ciò che conta non è tanto raggiungere una certa meta (gli obiettivi), ma continuare a muoversi verso una certa direzione (i valori).
Ragion per cui posso essere amorevole e gentile, e scegliere di continuare a esserlo, anche se non mi sposo (obiettivo); oppure posso raggiungere l’obiettivo di sposarmi e trascurare il valore di essere amorevole.
Posso raggiungere il successo sul lavoro (obiettivo) e trascurare di coltivare il valore dell’onestà e della correttezza nei confronti dei colleghi.
In questo senso è prioritario il lavoro sui valori che vogliamo “incarnare”, piuttosto che fissarsi su obiettivi che li tradiscono.
2. I valori sono qui e ora
Connettersi ai valori significa stare nel qui e ora, vuol dire decidere di muoversi o meno nella loro direzione.
Spesso ci possiamo sentire frustrati, poiché non abbiamo ancora raggiunto degli obiettivi per noi vitali: quando ciò ci succede, stiamo guardando al futuro, a una meta che ci aspetta e che ci porterà un giorno la felicità.
I valori invece sono sempre disponibili e possiamo attingere a essi in ogni momento.
Russ Harris spiega bene questa differenza attraverso la metafora dei “due bambini nella macchina” (R. Harris, Fare ACT, 2011).
Ci sono due bambini che viaggiano in auto. Uno pensa sempre alla meta e ogni due per tre chiede : “Non siamo ancora arrivati?”. L’altro si guarda attorno, osserva il paesaggio, i passanti, le altre automobili.
Entrambi arriveranno alla meta, ma solo il secondo giungerà soddisfatto: questo perché il primo si è focalizzato solo sull’obiettivo, mentre il secondo ha coltivato i valori del viaggiare, dell’apprezzare e dell’apprendere dal mondo.
3. I valori vanno scelti liberamente
I valori sono lo specchio di ciò che conta per noi: sono delle qualità che, se coltivate, danno valore alla nostra esistenza. Per questo non c’entrano nulla con il “dovere”.
Il comportarci in un certo modo perché “dobbiamo” ascoltare le richieste altrui ci fa tradire la parte profonda di noi stessi e ci fa agire in modo non autentico.
Ciò provoca fatica, tristezza, senso di oppressione.
4. Bisogna tenere i valori “leggermente”
Questo concetto ha a che fare con il rischio di essere troppo “fusi” con i nostri valori: quando ciò accade, essi diventano delle regole rigide, dei comandi inflessibili. Progressivamente essi opprimono la nostra vita.
È importante essere consapevoli dei nostri valori, tornare a essi regolarmente, averli presenti, ma non farne delle guide rigide.
Come per i pensieri e i sentimenti, è importante non essere fusi con i valori, e mantenere sempre uno spazio di “distante consapevolezza”. In questo, ad esempio, l’umorismo e l’autoironia sono degli ottimi antidoti, che ci permettono di prendere la distanza da convinzioni troppo rigide.
5. Bisogna chiarirsi su quali valori sono prioritari.
Considerati i punti precedenti, si comprende bene la necessità di fare un lavoro di chiarificazione sui propri valori all’interno del percorso di psicoterapia.
Avere chiari i propri valori significa sapere in quale direzione andare.
Posso decidere di coltivare l’amorevolezza nei confronti di mio padre ma, se da lui ricevo solo attacchi, allora posso scegliere di coltivare l’amore e la protezione nei miei confronti, e prenderne le distanze.
Essere consapevole di cosa è più importante e prioritario mi dà una direzione. Essere connesso con ciò che decido di coltivare come qualità personale mi dà un senso di pienezza e di liberazione.